Domanda:
nome di un cappello messicano?
?
2010-11-15 13:06:37 UTC
nome di un cappello messicano?
Cinque risposte:
Among the Dreams
2010-11-15 13:08:23 UTC
Sombrero?
2016-12-18 01:10:52 UTC
Se vuoi andare a Città del Messico e ti serve un hotel ti linko qui di seguito il sito dove ho trovato quello in cui ho soggiornato , dopo qualche ricerca ho visto che ha i prezzi più convenienti https://tr.im/1hkDu

Città del Messico, la metropoli più antica dell’America, anticamente conosciuta come la "Città dei Palazzi", si trova nella regione dell’Altipiano Centrale ad un’altura di circa 2.240 ,protetta dai vulcani Popocatépetl e Iztaccíhuatl. Due sono le zone dichiarate Patrimonio dell’Umanità da parte dell’UNESCO: il Centro Storico, caratterizzato da edifici storici e religiosi, ed il Parco Ecologico di Xochimilco, considerato da molti "la Venezia messicana" per i suoi bei canali, percorribili a bordo di una "trajinera" (curiosa imbarcazione di legno adornata con fiori)Inoltre offre una vasta scelta di musei interessanti che mi hanno davvero colpito dandomi la possibilità di conoscere civiltà veramente affascinanti.
Mari76
2010-11-19 12:07:23 UTC
Ma sa che stai cercando la parola "sombrero". Stai parlando di quello che usano i musicisti di mariachi, vero?? Se sì, si chiama "sombrero de charro".
MrFisco
2010-11-16 03:53:59 UTC
il chupito!!!!!!!!!!!!!
2010-11-15 13:11:09 UTC
06. Gli antenati

Per trovare il vero antenato del cappello moderno dobbiamo risalire al Medioevo quando la cappa, una sorta di mantello con un cappuccio sul dietro chiamato capperuccia veniva indossato da uomini e donne nonché da monaci e chierici.



I lessici medievali la definiscono infatti vestis species qua viri laici mulieres laicae monachi e clerici induebantur. Anche se riesce difficile non mettere cappa in relazione con il latino caput ‘la testa’ dobbiamo dunque che essa è originariamente un indumento che, oltre alla testa, avvolge anche il resto del corpo.



L’uso della cappa è attestato per la prima volta dagli autori tardo antichi Isidoro di Siviglia e Gregorio di Tours. Nell’italiano il termine cappa è oggi presente solo in espressioni traslate come “cappa e spada” o derivate come nell’accrescitivo “cappotto” ma storicamente il termine ha avuto larghissima diffusione nelle lingue neolatine dove permane in molti nomi di copricapo.

Lo troviamo anche nell’alto tedesco kappa, nel greco-bizantino kappa, nell’ungherese antico kepa.



Nel latino tardo il termine cappa assume il significato di cappuccio ad indicare quindi un tipo di copricapo che poteva essere staccato dal mantello e indossato separatamente da esso. I cappucci furono a lungo i copricapo più diffusi. Nelle città medievali si portavano gli almuzi cappucci variamente girati sul capo e con un lembo ricadente sulla spalla.







Il termine cappellus diminutivo di cappa sta quindi inizialmente ad indicare questo cappuccio di velluto o di feltro, allacciato sotto il mento che rimarrà in uso fino al XV secolo. La diversa fortuna di chi lo indossava era evidenziata dalla preziosità dei materiali: pellicce, ricami, pietre preziose si alternavano ai semplici cappucci usati al solo scopo di ripararsi dalle intemperie.Certo per parlare di cappello in senso proprio dobbiamo arrivare alla fine del XIV secolo quando il copricapo con tesa fa il suo trionfale ingresso in società.







Di feltro, di paglia, di felpa o di stoffa il cappello non serve più soltanto a proteggere la testa ma diviene un oggetto di moda sul quale si sbizzarrisce la vanità delle classi nobili.

È proprio quando si passa dalla semplice funzione di coprire a quella estetica che si può cominciare a parlare di cultura del cappello.



Il Vocabolario della Crusca definisce il cappello una “coperta del capo fatta alla forma di esso, circondata nella parte inferiore da un giro che sporge in fuori, il quale si chiama tesa o piega” lasciando intendere, come fanno anche svariati altri dizionari, che la caratteristica necessaria perché un copricapo possa definirsi cappello è che sia dotato di una falda senza la quale si entra nel vasto e vario mondo del berretto o, come pare si dicesse un tempo, della berretta una calotta con la punta rovesciata all’indietro ma anche di forma piatta o rotonda.



Se il genere del nome è stato oggetto di disputa da parte dei linguisti l’etimologia è concordemente fatta risalire al latino birrus un cappuccio schiacciato dotato di una visiera giunto a Roma dalla Persia e modificato rispetto alla originaria forma a calotta con alette ricadenti sulle orecchie.



Anche il birrus si accompagnava solitamente al mantello. Nel latino volgare del secolo XIII troviamo la parola biretum che, a partire dal Trecento, entra anche nel- l’italiano molto probabilmente attraverso il provenzale berret. A Venezia quello di velluto rosso è prerogativa dei dogi.



A parte le diatribe di natura filologica possiamo dire che nella storia del copricapo il berretto e la berretta hanno avuto uno sviluppo parallelo ma non identico.



Con il termine berretto ci si riferisce prevalentemente ad un copricapo di forma schiacciata, con o senza tesa sulla fronte sul tipo del berretto basco. Alla famiglia dei berretti appartiene anche lo zucchetto ossia la calottina sferica a forma di zucca portata da notabili e autorità ecclesiastiche fin dal XIV secolo. I berretti medievali fatti di panno o di tessuto sono talora rinforzati da squame di ferro cucite all’interno per ripararsi da colpi inattesi: così erano le magliate milanesi del XIII secolo.



La berretta indica principalmente il copricapo rigido a tre o quattro spicchi con nappina sviluppatosi nel Medioevo tra le classi colte e le gerarchie ecclesiastiche. Molto in voga la berretta feltrata, fatta di feltro di colore giallognolo. Il tocco è la berretta di colore rosso scarlatto usata dai fiorentini che la portano con la tesa rovesciata all’insù quasi a circondare il capo come una corona.


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